E’ sempre bello stupirsi ed è proprio questo quello che mi è successo partecipando al “5a Conferenza Nazionale Passivhaus” ( Case Passive) tenutosi per il secondo anno di seguito nella capitale emiliana.

Ebbene sì dopo alcuni anni bui, dove sono mancati eventi in Italia degno di tale nome, ecco arrivare il primo spiraglio di luce che fa presagire ad un futuro più roseo per le Passivhaus nostrane.

Partito non troppo fiducioso di quello che avrei trovato in una tipica giornata grigia Novembrina, dalla stazione di Brescia in treno alla volta di Bologna, all’arrivo all’Opificio Golinelli mi sono dovuto subito ricredere, per la prestigiosa location scelta.

Sinceramente il mio scetticismo era dovuto al fatto che, quest’anno per la prima volta l’evento era a pagamento e rappresentava un banco di prova importante per la manifestazione che, fino all’anno precedente era stata gratuita, mentre invece una volta entrato ho trovato un pubblico numeroso ( alla fine si conteranno di circa 300 presenze ) che ha messo a tacere ogni mio dubbio.

Dietro l’evento si nota che è stato fatto molto lavoro, prendendo spunto dal format del Convegno Internazionale. E’ stata organizzato una piccola ma esaustiva fiera di componenti per edifici passivi all’esterno della sala convegno e un format comunicativo ad alti livelli ( non sempre riscontrato per altro in altri eventi simili in Italia ).

Il programma molto fitto di interventi e decisamente di taglio superiore a quanto proposto negli ultimi anni per il mondo degli edifici passivi, ha visto la partecipazione di personaggi di spessore, (anche a livello internazionale) e interventi da parte di progettisti con dei casi reali nostrani, scelti attraverso un “Call for Paper” ( per la prima volta ) indetto prima dell’evento. Una nota particolare va anche all’inserimento del tema inerente ai dati climatici, argomento spinoso che fino ad ora non è quasi mai stato trattato in convegni simili a livello nazionale.

Certo si continua a chiamarle con il nome tedesco Passivhaus e non con il corrispettivo italiano Case Passive ( siamo gli unici dopo i tedeschi a chiamale così) e se paragoniamo la manifestazione con altre estere di simile portata ( Spagna, Inghilterra, U.S.A. ) emergono limiti sui quali c’è ancora molto da lavorare ( ad esempio numero di presentazioni di casi studio, eventi collaterali quali ad esempio corsi base o visite in cantiere, interventi su temi specifici della progettazione, numero degli espositori ecc…), ma tutto sommato ritengo che se la base di partenza è questa ,la strada imboccata sembrerebbe quella corretta.

Che dire quindi se non complimentarmi con chi ha organizzato attendendo la prossima edizione nella speranza che confermi le impressioni avute quest’anno.

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